Page 5 - Bollettino del Rotary Club Bergamo Sud
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05 novembre 2015 Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 10 (640)
anno rotariano 2015-2016
sempre perseguitato la Cina, e al quale Xi Jinping si riferisce con la sua "nuova via della Seta".
Pechino è chiusa da una serie di strettoie strategiche, geografiche, antropiche che tendono a regionalizzare il suo sviluppo, che Xi vuole rendere globale e stabile. Ma anche l'Europa è circondata da limiti geopolitici, di linee di comunicazione, strettoie, aree di instabilità strutturale che non permettono una "globalizzazione" vera del suo potere economico e strategico.
Pensiamo al Mediterraneo orientale: qui, dopo che Mosca ha ridato le carte del Grande Gioco mediorientale, le aree di passaggio e le linee di
comunicazione saranno controllate dalla Russia e dai suoi alleati regionali: l'Iran, soprattutto, ma anche l'Egitto di Al Sisi, che ha accettato di costruire una centrale nucleare di progettazione russa sul suo territorio, mentre la Cina, lo scorso ottobre, ha accettato di partecipare, insieme ad una società francese, alla costruzione e al finanziamento della grande centrale nucleare britannica nell'Essex, da 50 miliardi di sterline, a integrale progettazione cinese. Dov'è l'UE, in tutti questi nuovi passaggi della nostra storia?
Semplicemente non c'è, e non si tratta certamente di "populismo" o di "vecchio nazionalismo".
Quindi, l'UE è chiusa, dopo l'asse russo tra Crimea, Ucraina, Mediterraneo orientale della costa siriana, a sud-Est, mentre gli USA mandano qualche "istruttore" per non perdere la faccia con i curdi e le altre formazioni "moderate" sirio-irachene, ma l'Unione Europea lì non conta assolutamente nulla, e non solo perché non abbia forze militari autonome: semplicemente non coordina le proprie FF.AA. nazionali e non ha una idea che sia una su cosa farne dell'asse mesopotamico.
Mosca invece sì: vuole l'accesso al Mediterraneo orientale e ai "mari caldi", il sogno dello Zar Pietro I, vuole proiettare la sua potenza su tutto il Mare Nostrum, vuole infine sostituire gli USA come power broker di tutto il Grande Medio Oriente.
Magari facendo partecipare a questa nuova partizione geopolitica alcune potenze europee: Francia, Gennania, Gran Bretagna. Ma non l'Italia e certamente non l'UE come tale.
Ad est, nell'area del vecchio Patto di Varsavia, Mosca sta ricostruendo la sua fascia di sicurezza nucleare e missilistica, per controllare a distanza la nostra penisola eurasiatica e per gestire l'Artico e i mari del Nord. Che è, come è facile immaginare, il punto critico di ogni proiezione di potenza strategica, verso il Polo e oltre il Polo.
A sud, le macerie delle ridicole "primavere arabe"
responsabile: Edoardo Gerbelli
hanno destabilizzato tutto il Maghreb, creando problemi anche alla monarchia alawita marocchina e all'Algeria, che ha recentemente sostituito i capi dei propri Servizi, per non parlare del punto centrale della sicurezza del Canale di Suez, il Sinai, ormai in preda, malgrado la buona volontà della Sicurezza egiziana, al jihad "della spada".
Altra chiusura strategica per la UE, altra incapacità concettuale e politica di risolvere un problema che, per l'Europa, vale la sua sopravvivenza.
L'Italia, lo dico con la mia consueta durezza, non conta assolutamente nulla.
Ed è ovvio che sia così. E' il Paese che, più di ogni altro, ha creduto che l'UE fosse il sostituto di una politica estera, monetaria, commerciale, industriale, che non volevamo più fare in proprio e che credevamo fosse unitaria, negli interessi e nei fini, per tutta l'Unione.
Tragica ingenuità: se l'UE ha avuto un senso, finora, è stato quello di unire, sotto la stessa moneta o sotto gli stessi regolamenti tutte le tecniche di concorrenza implicita che sono possibili in un contesto come quello europeo, dove gli Stati si fanno da sempre concorrenza tra loro, visto che hanno economie o complementari o similari.
Si pensi qui alle leggi del cancelliere socialdemocratico Schroeder negli anni 2000, quando i bassi salari tedeschi e la ristrutturazione delle imprese permette alla Germania, sotto lo stesso tetto dell'Euro, di fare concorrenza ai propri partner della UE, che hanno ancora la vecchia composizione produttiva adattata alle vecchie divise nazionali.
Noi abbiamo delegato alla UE, con il mito del "vincolo esterno" e delle riforme che la "UE ci imporrà", tutto quello che dovevamo fare noi, solo noi, e non certo i nostri concorrenti infraeuropei, interessatissimi, più che fuori l'UE, a farci le scarpe sui grandi mercati globali.
E' una prassi che, come è immaginabile, deve cessare a più presto.
Rinazionalizzare quindi le nostre politiche estere, di difesa, commerciali, proponendo in parallelo una nuova linea per l'Unione Europea.
Ovvero: una trasformazione dell'Euro che veda, con oscillazioni determinate e prefissate, un "Euro-Sud" e un "Euro Nord", e mi viene in mente qui la feroce litigata che Francesco Cossiga ebbe con Helmut Kohl, in tedesco (Francesco sapeva il tedesco meglio dell'inglese) proprio sulla eccessiva rapidità ed automatismo nella accettazione della moneta unica, perché Cossiga vedeva meglio le difficoltà e le concorrenze implicite che si sarebbero create con la nuova divisa paneuropea.
E per uscire dalla chiusura strategica che la destabilizzazione, folle e inutile, del Medio Oriente ci ha regalato, l'Italia dovrebbe proporre non una forza militare europea, che risponde a interessi divergenti ed è quindi inutile se non dannosa, ma una coalition of the willing, sotto controllo NATO e ONU, per stabilizzare seriamente l'asse mesopotamico insieme alla Federazione Russa.
Qui non si tratta di bambinesche impuntature contro
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