Page 6 - Bollettino del Rotary Club Bergamo Sud
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05 novembre 2015 Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 10 (640)
anno rotariano 2015-2016
Bashar el Assad, il "tiranno" (l'unico, da quelle parti?) che se ne deve andare prima delle elezioni salvifiche. Il problema è il ridisegno del Medio Oriente per i nostri interessi, in accordo con chi ha vinto sul campo, la Russia, e senza dimenticare i probabili interessi di chi non ci sarà più, ovvero gli USA.
Una unione politica mesopotamica, tra Stati diversi, che imponga un "serpente" monetario e una seria gestione delle finanze pubbliche,
petrolifere e non.
Dobbiamo costruire mercati efficienti per i nostri prodotti, non failed states per la nostra carità internazionale.
Stati che dovrebbero prevedere aree autonome per le minoranze religiose, etniche, storiche, con livelli elevati di autogoverno.
Dobbiamo superare noi, non il Daesh-Isis, il regime del Trattato Sykes- Picot, e quindi ricostruire una miriade di unità nazionali ragionevolmente piccole unite da trattati, garantiti anche dall'UE, che stabilizzino la regione.
Era Amintore Fanfani, me lo ricordo bene, che parlava di "riprendere le nostre radici greco- mediterranee", e non si trattava di un ideale astratto, ma di un progetto geopolitico di bruciante attualità. Ma possiamo farlo, perché, se non nella classe politica, le grandi idee che fanno il mondo e costruiscono la realtà sono, in Italia, patrimonio di élites culturali, imprenditoriali, scientifiche che partecipano, sia pure in tono minore, alla costruzione dell'opinione pubblica.
A Nord dell'UE, la crisi dell'immigrazione ha già raggiunto i suoi punti di non-ritorno.
La Norvegia è piena, è come se gli USA avessero, in proporzione, ricevuto come immigrati l'intera popolazione dell'Indiana.
responsabile: Edoardo Gerbelli
La Svezia è nelle stesse condizioni, mentre anche nel Nord Europeo il welfare è costruito sul debito pubblico.
Se uniamo questo dato al fatto che, da anni, la dirigenza dei Fratelli Musulmani proibisce ogni attività propagandista jihadista o comunque integralista in Europa perché "la stiamo conquistando con la demografia", allora tutto diventa più chiaro.
Non sto disegnando scenari alla Hollebecq, lo scrittore francese autore di Sottomissione.
Sto facendo i conti: e, ogni anno, oltre centomila ragazzi molto ben preparati vanno, dopo la laurea, a lavorare all'estero.
Ovvero, noi esportiamo la nostra manodopera migliore, che peraltro ci è costata un occhio della testa, mentre importiamo forzosamente le fasce meno qualificate di manodopera dal Medio Oriente in fiamme e dall'Africa.
Ovvero, ancora, il sogno degli economisti, secondo il quale ogni immigrazione produce un aumento di PIL è una bella fola leopardiana.
L'immigrato produce PIL se è regolare e stabile, se è relativamente sano (già alcuni Paesi UE non accettano migranti malati) se non ha una grande famiglia da mantenere in Italia o all'estero, se ha un salario che gli consente una quota di risparmi.
Tutte ipotesi di non facile verifica. In altri termini, se importiamo manodopera a basso prezzo e a bassissima qualificazione, non vi sono più incentivi reali all'aggiornamento delle tecnologie e dei metodi produttivi, quindi calano gli investimenti in macchinari e tecniche, e aumentano corrispettivamente gli investimenti pubblici necessari al sostegno del welfare, che anche in Italia è tutto a carico, di fatto, del debito pubblico.
Ecco, se si riuscisse a collegare la cronaca giornaliera dei nostri problemi di integrazione e di cattiva globalizzazione della UE e dell'Italia, con i grandi progetti geopolitici e strategici, che non sono teorie van, ma le risposte alle nostre vere domande, saremmo già molto avanti nella soluzione della nostra crisi strutturale, europea e italiana. Ma, con questa classe politica, rimango scettico.
Ovviamente dopo una esposizione così lucida, logica ed inopinabile, i partecipanti si sono sentiti coinvolti nell’argomento ed hanno voluto, con i loro interventi, approfondire alcuni aspetti della sua relazione.
Il prof VALORI ha concluso il suo intervento con parole che esprimevano amarezza e scetticismo sulla capacità dei nostri attuali politici a ridefinire una nuova Europa. Scetticismo dovuto essenzialmente alla mancanza di progettualità, di coraggio e di cultura a tutti i livelli dell’amministrazione politica del Paese. Prima di lasciarci, il prof. Giancarlo Elia VALORI, ha voluto donare ai presenti il suo ultimo libro “INTELLIGENCE E GEOPOLITICA” che è, come da lui detto, una raccolta di riflessioni in libertà.
Il Presidente Marco GHISALBERTI, prima di congedare i soci ha ricordato loro i prossimi appuntamenti rotariani ed in particolare ha caldamente sollecitato tutti a partecipare al prossimo seminario sulla Rotary Fondation che si terrà sabato 21 novembre presso l’Università LIUC di Castellanza.
L’intervento del prof. Giancarlo Elia VALORI è stato registrato e lo potete qui riascoltare.
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