Page 9 - Bollettino del Rotary Club Bergamo Sud
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9 aprile 2015 Rotary Club Bergamo Sud anno rotariano 2014-2015
La quarta donna chi è?
«In questo caso è meno facile intuire l’identità della figura, anch’essa con l’aureola, che giunge le mani in preghiera inginocchiandosi verso il corpo di Cristo. Fa parte del gruppo delle pie donne presenti in varie fasi della narrazione evangelica, ma essendo un personaggio più anziano potrebbe essere Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, oppure la madre dei figli di Zebedeo, della quale nei vangeli non si precisa il nome».
Il personaggio barbuto?
Bollettino n. 25 (621) responsabile: Edoardo Gerbelli
«È Nicodemo, che si china a sostenere i piedi di Cristo. Il pittore
descrive con grande cura l’operazione della deposizione nel
sarcofago. Il corpo é adagiato entro un ampio lenzuolo bianco,
che sta per essere risvoltato anche sopra: è l’immagine di quel
telo che noi conosciamo come la Sindone, il cui culto era già
molto diffuso nel Cinquecento. Nelle rappresentazioni antiche nulla era casuale, sono ricche di sfumature di significato che noi riusciamo oggi a cogliere solo in parte e a grande distanza».
Per esempio?
«Qui la sottolineatura della presenza della Sindone doveva avere un motivo nei desideri del committente del dipinto, magari per una particolare devozione o per ragioni di conoscenza diretta della reliquia. Da ricordare in proposito alcune date molto significative, vicine alla probabile data di realizzazione del dipinto. Nel 1506 Papa Giulio II autorizza il culto ufficiale della Sindone; nella notte tra il 3 e il 4 dicembre 1532 la Sindone è danneggiata da un incendio nella cappella del Castello di Chambéry dove era conservata; restaurata dalle Clarisse del convento locale, nel 1536 viene esposta ai fedeli dalle mura del Castello Sforzesco di Milano. È dunque plausibile che il pittore e il suo committente avessero ben in mente questi eclatanti passaggi storici».
E quel sarcofago scolpito a bassorilievi?
«Probabilmente il committente desiderava sottolineare alcuni aspetti specifici delle anticipazioni bibliche della morte e resurrezione di Cristo, dimostrando una conoscenza approfondita dei testi sacri».
Sulle formelle sono scolpite vere e proprie storie.
«Si possono leggere bene, benché tutta questa parte sia stata danneggiata e restaurata in un lontano passato. La prima scena rappresenta il profeta Giona vomitato dalla balena sulla spiaggia, dove poi si sveglierà sotto un cespuglio di zucche. Ciò spiega la presenza delle zucche, o dei cetrioli o di simili grosse cucurbitacee in molte rappresentazioni anche della Madonna con il Bambino, o in altri contesti di narrazione sacra: la zucca che vede il risveglio di Giona uscito dal ventre della balena diventa il simbolo della Resurrezione di Cristo. Nel secondo bassorilievo vediamo la scena precedente nella narrazione della vita del profeta, con Giona che viene gettato dai marinai nella bocca della balena per placare il mare in tempesta: simbolo, qui, della sepoltura di Cristo».
La terza scena presenta una storia diversa.
«L’episodio degli Israeliti che vengono puniti da Dio per aver mormorato contro Mosè e vengono assaliti da serpenti velenosi nel deserto. Più tardi, impietosito, lo stesso Mosè realizza un serpente di bronzo che innalza su un sostegno: chi lo avesse guardato dopo essere stato morso dalle serpi si sarebbe salvato. Quel serpente innalzato per la salvezza degli Israeliti diventa un antefatto di Cristo innalzato sulla croce per salvare tutti».
Chi era Kempeneer, l’autore?
«Un pittore raro ed eccentrico, dai toni lucidi e freddi, che reaizza qui un dipinto piccolo ma prezioso e curatissimo, un’immagine nata evidentemente per la devozione privata, ma anche un’occasione per sfoggiare cultura e un gusto sofisticato, che ben si adatterebbe per esempio a un alto prelato della curia romana. Sappiamo che dopo essere stato a Roma, Pieter nel 1537 lascerà l’Italia per la Spagna, dove trasformerà il proprio nome nella forma “Pedro de Campaña” con cui è più noto».
Marco Dell’Oro (per gentile concessione de “L’Eco di Bergamo” ©)
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