Page 11 - Bollettino Rotary Club Bergamo Sud
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17 gennaio 2019 Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 748 (17)
anno rotariano 2018 - 2019
30%, mentre in Germania si sfiora in 70% e in Inghilterra si arriva quasi all’80%. Le aziende familiari europee hanno sempre considerato con favore l’introduzione di un manager esterno alla famiglia”.
Come si sente quindi: più italiano o più europeo?
“Automha Spa è un’azienda familiare nata 39 anni fa, che segue la tendenza europea. I figli Roberta e Gianni Togni sono in azienda, il papà Franco Togni è presidente, la continuità generazionale persiste, soltanto che c’è un manager esterno che dirige e organizza l’azienda nel suo processo di crescita e prepara la continuità generazionale dell’azienda. Questo avviene perché la società sta assumendo compiti sempre più importanti e tutte le esperienze organizzative e manageriali devono essere rese patrimonio comune dell’azienda ma, soprattutto trasmesse alle nuove generazioni”.
Perché in Europa si è maturata questa consuetudine e in Italia no?
“Perché in Italia, come diceva pochi giorni fa il presidente nazionale della piccola industria, l’imprenditore (non tutti ovviamente) non ammette che un manager esterno possa insegnare qualcosa ad un imprenditore; ma soprattutto non ammette che un manager esterno possa sapere qualcosa di più sull’azienda di quell’imprenditore! Ma questo non è vero soprattutto dal punto di vista organizzativo, della pianificazione e del controllo”.
Che cosa porta in più un manager in azienda?
“Innanzitutto un distacco tra la parte di cuore e la parte di cervello. Questo tipo di aziende è legata molto di più al cuore. Alcune scelte, così come alcuni criteri organizzativi, primo fra tutti per esempio il concetto della responsabilità, sono introdotti più dal manager esterno che
dall’imprenditore. Poi il manager esterno porta anche le esperienze maturate nelle diverse aziende, ha un bagaglio più variegato di conoscenze e di vissuto. Il manager esterno deve tendere alla crescita del valore dell’azienda e alla separazione dei ruoli, mentre la famiglia deve capire quale differenza intercorre tra i ruoli di socio, l’amministratore e dipendente. Ruoli che a volte vengono confusi e le responsabilità a volte non si ritrovano più nei ruoli giusti”.
Perché le aziende italiane, ad un certo punto della loro esistenza, vendono?
“Vendono perché il fondatore, nel primo passaggio, molte volte non ritrova nei figli le stesse motivazioni che hanno spinto lui a creare l’azienda. A volte vende perché si realizza un guadagno non indifferente. Infine, a volte, alcuni imprenditori vendono poiché non sono fiduciosi sulle politiche industriali che si attuano nel nostro Paese”.
È una questione sia politica sia bancaria? Il nostro sistema finanziario non sostiene a
responsabile Edoardo Gerbelli
sufficienza le imprese?
“Il sistema finanziario sostiene le aziende purché queste siano in grado di presentarsi in maniera adeguata al sistema bancario. La battuta che si dice sempre “le banche aiutano chi non ha bisogno”, in parte è vera, ma in parte le banche dovrebbero aiutare le aziende a capire quale sono le informazione che devono produrre per accedere al credito bancario. A volte l’imprenditore di una piccola azienda non è in grado di presentare in banca i documenti idonei a dimostrare il potenziale della società”.
Perché le aziende italiane sono un’attrattiva per i colossi stranieri?
“Non sono solo i colossi stranieri che vengono a comprare le aziende ma anche i finanziatori istituzionali ei fondi stranieri. Come Automha, da quando abbiamo cominciato a farci conoscere, siamo oggetto di costante attenzione da parte di investitori finanziari e grandi aziende estere che vogliono acquisire Automha, e il motivo è sempre lo stesso: le aziende italiane, molte, rappresentano delle vere e proprie eccellenze. E a differenza del resto del mondo economicamente evoluto, l a gran parte di
esse sono small o medium company rispetto alle grosse aziende che rappresentano invece la caratteristica degli altri paesi”.
Una società come Automha potrebbe comprare un colosso estero?
“Una società come Automha adesso sta crescendo e deve ancora sviluppare tutto il suo potenziale. In questo momento non siamo in grado di comprare un colosso. Stiamo crescendo per vie interne. Ma stiamo crescendo in modo ‘corretto’ senza inseguire il fatturato o il numero dei dipendenti. Il tutto deve essere coerente con la redditività che poi, porterà al seguito gli investimenti e quindi la crescita del fatturato e del numero degli addetti. Ora stiamo crescendo in maniera adeguata e stiamo assumendo tanto personale (30 nuovi assunti solo nel 2018), ma sempre un occhio al conto economico”.
La politica fa abbastanza per incentivare il lavoro e incrementare le assunzioni?
“C’è stato un periodo in cui le scelte politiche sono andate in queste direzioni. Tradizionalmente Automha generava l’85-90% del fatturato al di fuori dell’Italia; ma le norme sull’iperammortamento hanno risvegliato un settore che in Italia era morto. Mentre produciamo magazzini automatizzati a iosa in Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda, Romania, India Far East, medio oriente e nord America in Italia facevamo poco e niente, in realtà solo le aziende più “belle”. Negli ultimi due anni però questa quota in Italia è cresciuta in maniera considerevole. Ma se poi il 9 agosto viene diramata una circolare dell’agenzia delle entrate nella quale si dice che i magazzini autoportanti non sono incentivabili, è chiaro che tutti gli imprenditori che in Italia hanno deciso di fare magazzini automatizzati si ritrovano con i conti che non
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