Page 2 - BOLLETTINO DEL ROTARY CLUB BERGAMO SUD
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12 settembre 2019 Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 767 (04)
anno rotariano 2019-2020
“GENTI E ALLUVIONI” Relatore Marco LA VIOLA
Una conviviale che ha visto come ospite Marco G. La Viola, tra i maggiori esperti della Federazione Nazionale Pro Natura e socio rotariano del Club di Saronno, in cui si è parlato tra l’aspetto antropico e l’aspetto naturale di “genti e alluvioni”.
Nella relazione Marco G. La Viola si è concentrato sul fiume Po, il fiume più importante d’Italia, che rappresenta “un’enciclopedia delle forme fluviali”, un campionario completo sia negli aspetti positivi sia nelle criticità; infatti nel Po si rintracciano aspetti che accomunano tutti i corsi d’acqua.
Per comprendere il rapporto tra la popolazione e le alluvioni è necessario capire il rapporto tra gli abitanti e il corso d’acqua, un rapporto mentale e fisico, ma anche culturale ed economico che in parte oggi si è perso. Se per il Po questo legame si è indebolito, per altri corsi si è completamente smarrito, il fiume diventa un segno su una carta geografica, un qualcosa di statico e immobile.
Un fiume non è statico e immobile, anzi ha delle dinamiche molto evidenti, infatti tra gli elementi fisici della natura è quello che cambia più rapidamente: il fiume non è mai uguale né nel tempo né nello spazio. L’ambiente circostante è in continua evoluzione, il materiale eroso e trasportato dal corso d’acqua varia a seconda della velocità della corrente che varia in base alla pendenza del terreno; per esempio in montagna i corsi d’acqua sono più pendenti e hanno maggiore velocità quindi con più capacità di erosione e di trasporto.
Il fiume nel tempo plasma il territorio e dalla sorgente verso la foce cambia il rapporto con il fiume; si evolve il modo di vivere il fiume e cambiano le culture e colture.
responsabile Roberta CALDARA
Ci sono diversi agenti di cambiamento di un fiume, il più potente è la piena, ovvero l’aumento dei livelli delle portate fino all’esondazione delle golene (quegli spazi tra l’alveo e gli argini).
Le piene sono prevedibili in un arco temporale medio (settimane o mesi), a seconda di una presenza maggiore o minore dell’innevamento e dall’andamento delle piogge (in questo caso i tempi di previsione sono più brevi).
Ci sono modelli che consentono di arrivare a una previsione sufficiente per mettere in sicurezza aree o popolazioni e attivare sistemi di allerta, si tratta di dati statistici legati a una probabilità. Un dato importante è il tempo di ritorno, cioè quanti anni devono passare perché un evento di una certa importanza si possa ripetere. Quanto più l’evento è grave, quanto più il tempo di ritorno si allunga. Nel tempo i modelli di analisi si stanno raffinano e i sistemi di calcolo permettono precisioni maggiori.
Nel frattempo sono necessari interventi per prevenire e mitigare gli effetti delle piene; è la parte più critica perché intervenire significa correggere degli errori del passato.
A livello di bacino un grosso problema è la cementificazione e l’impermeabilizzazione non soltanto degli alvei dei corsi principali ma anche dei corsi secondari, la cementificazione porta a un aumento della velocità della corrente e nessuna perdita lungo il corso d’acqua scatenando “bombe d’acqua” che arrivano a valle.
Altra criticità sono le estrazioni in alveo con cui si toglie materiale, che in realtà serve per mantenere l’equilibrio del fiume, favorendo l’erosione e accelerando la corrente.
Ci sono inoltre dinamiche naturali,
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