Page 75 - Rotary Club Bergamo Sud
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12 gennaio 2017 anno rotariano 2016 - 2017
Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 16 (679) coordinatore Edoardo Gerbelli
sposa, entrambe ai fornelli. Una cucina, quella, fatta di ricordi e intuizioni semplici ma sempre rispettando la volontà della “gioia”.
Nascono piatti meravigliosamente... semplici.
Da l canto mio fin da allora ho cercato di creare un percorso, nell’ambiente in cui mi trovavo, ed ancor’oggi mi trovo a vivere la mia lunga giornata, come la stretta via d’un borgo, dove angoli suggestivi si susseguono a piccole aggraziate bellezze sino al liberatorio piccolo giardino estivo. Inoltre ho voluto, cercato ed infine trovato, una bella cantina a volte, costantemente temperata dove riposano le bottiglie a me più care comprese quelle preziose che “Gino”, Veronelli, segnalava nei suoi cataloghi -Bolaffi-.
Attigua al giardino la -veranda- alta e luminosa: intimo abbraccio per un grande tavolo fino a 20 persone.
30 aprile 2007. Apertura ufficiale dell’unica grande camera di 45 mq a disposizione dei clienti del ristorante.
Ballatoio con affaccio a sud sul nostro giardino e sull’attiguo Parco Suardi.
Arredata con ogni comfort: un televisore a cristalli liquidi -Loewe-da 26 pollici ed un altro in bagno, entrambi con collegamento satellitare, un grande letto con testata e pediera a capitonnè in velluto viola, pavimento in travertino rosso iraniano, doccione a caduta libera dell’acqua, raffrescamento e riscaldamento a pavimento, frigobar, deumidificatore per creare, in estate, il fresco cantina, un’opera artistica luminosa di Nicoletta Freti, docente nella scuola d’arte dell’Accademia Carrara. Sei luminose finestre. Silenzio assoluto, interrotto solo dal cinguettio mattutino degli uccelli. A disposizione un posto auto e, a richiesta, una ricca prima colazione servita al mattino nella saletta del ristorante
dipinta a tromp d’oeil, con brioche fresche, pane tostato, frutta fresca, spremute, uova, marmellate... ed il Corriere della Sera.
Cerco col mio lavoro di raccontarmi, trasmettendo le minuziose e complesse
sensazioni del mio animo, le musiche ed i canti che di questo impegno
m’han fatto innamorare.
Mi piace pensare al mio ristorante come un luogo comodo dove incontrarsi
e trascorrerem qualche ora piacevole. Voglio che esso non perda mai di vista il suo
obbiettivo primario: dare piacere per la cucina. Una cucina ricca, generosa nei sapori, che segua le stagioni, guardi al futuro
e soprattutto non dimentichi il passato.
Se poi qualcuno mi rimprovera d’essere troppo legato alla tradizione
spero si ricreda presto, perdonando la mia vitalità anche in questa scelta.
giuliano pellegrini
Così si racconta Giuliano PELLEGRINI
Qualcosa in più su di noi
In ogni piatto cucinato e presentato non si misura la modernità o la tradizione, in ogni piatto si deve distinguere la fotografia del cuoco, la sua serenità, la sua passione, l’amore, l’emozione e la sua tenerezza. In un ristorante non si deve leggere la mano dell’architetto o dell’adderatore, ma bensì quanto questi sia riuscito a narrare il gusto, l’emozione e la tenerezza del padrone di casa, il quale saprà poi perfettamente ritrovarsi nell’ambiente che vive ogni giorno.
Anno 2015. Mi sono un poco perso tra cucina molecolare, classica, di casa e d’avanguardia ma non ho perso il piacere della ricerca, della sperimentazione, dei nuovi accostamenti di sapore e ingredienti. Resto comunque dell’idea che la bontà del piatto deve prevaricare ogni qualsiasi presentazione dello stesso. L’utilizzo della chimica, della fisica, del sottovuoto, dell’abbattitore (se non per il pesce da servire crudo), del caffè, del cioccolato, della terra perfino, del muschio, dei licheni o germogli di felce, trifogli acetosi, legno di betulla e quant’altro in cucina possa esaltare un piatto salato o meno, non rientrano ancora nei miei interessi ma di certo, cocciuto io!
I gesti e le cose a cui mi sono rifatto non sono poi tante: come per incanto m’accorgo oggi, cinquantottenne, d’essere pignolo, attento, forse troppo, insoddisfatto... ed è un bene, probabilmente, per chi cerca di dare, non solo col suo impegno ma con quello, ovvio, di bravi collaboratori, felicità ad altri.
Del resto è vanità l’esser appagati per aver dato ad altri gioia più di quanta tu possa riceverne!
Lio Pellegrini nasce, inizia il suo cammino nella primavera del 1984 grazie alle “dorate” mani di Nila, mia madre, e l’affanno di Silvia, mia giovane
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