Page 3 - Bollettino Rotary Club Bergamo Sud
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16 febbraio 2017 anno rotariano 2016 - 2017
Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 20 (683)) coordinatore Edoardo Gerbelli
profondo.
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Qui una precisazione è d’obbligo per prevenire gli equivoci. In discussione non è l’applicazione della pena, ma l’esecuzione effettiva della sua duplice funzione.
Quella retributiva («come debito sociale da scontarsi in carcere, è il giusto risarcimento che la società pretende da chi l’ha offesa con comportamenti delittuosi») ma anche quella rieducativa (attivando in carcere «interventi di recupero sociale di coloro che, con il loro comportamento, hanno provocato il credito»).
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Oggi lo Stato (cioè noi) eroga 140 euro al giorno per detenuto, cioè quasi 3 miliardi all’anno. Un capitale economico mal speso visti gli esiti, e un capitale umano inghiottito nel nulla. Il carcerato non viene gestito come un debitore verso lo stesso Stato, privandolo invece, come scrive D. S. (un detenuto che sta scontando la sua pena), «della sua capacità di produzione di reddito». Nei penitenziari i detenuti svolgono attività legate alla vita ordinaria (dalle pulizie alla cucina, agli «spesini» che raccolgono le richieste di spesa e di acquisti dei compagni di pena), speciali (come in via Gleno al forno che produce pizze e biscotti) o per ditte esterne. La recidiva di chi lavora è sotto il 10%: anche questo dato va memorizzato.
«I passi perduti» sono quelli persi nell’ozio in carcere. Il titolo è stato suggerito a Bertè da un regista bulgaro detenuto in via Gleno. Fu arrestato in aeroporto mentre faceva scalo per la Germania: su di lui pendeva infatti una condanna in contumacia per non aver mai versato gli alimenti all’ex moglie italiana. Dichiarato latitante, non aveva però mai ricevuto le notifiche per il versamento degli alimenti:
in seguito alla separazione infatti era tornato a vivere in Bulgaria. Dopo un breve periodo ai domiciliari fu processato e assolto, pagando gli arretrati. Questa storia solleva altre domande: la cella è veramente il luogo dove recludere anche chi non ha commesso reati gravi o socialmente pericolosi?
Rendere le carceri più umane e utili: il libro del medico Bertè indica la strada dal di dentro. Un invito da raccogliere e da promuovere perché, come diceva il monaco Tomaso, «nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso».
Il Presidente PREDA alla fine dell’esposizione ha invitato i presenti a porre domande all’Ospite onde approfondire un tema, LE CARCERI, inconsciamente o volutamente non trattato dai media e dai cittadini. La risposta non si è fatta attendere. Infatti diversi sono stati interventi tanto che il Presidente ha creduto opportuno, dato che l’ora si faceva tarda, interrompere la discussione. E con il classico tocco di campana ha chiuso la conviviale ricordando ai soci i futuri impegni del Club.
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