Page 2 - Bollettino Rotary Club Bergamo Sud
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16 febbraio 2017 Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 20 (683))
anno rotariano 2016 - 2017
Franco BERTE’, responsabile della Medicina penitenziaria in via Gleno, racconta i suoi pazienti in un libro toccante dove emerge la vera condizione del carcerato nelle carceri italiane. Un sistema simile a una discarica sociale che fatica a rieducare i condannati e a prevenire altri reati.
“I Passi Perduti”
La conviviale di giovedì 16 febbraio è iniziata con la presentazione del relatore da parte del Presidente Clemente PREDA. La professionalità e la comprensione umana del dott. BERTE’ verso questa parte di società emerge in tutta la sua forza in questo suo libro. Un impegno nato quasi per caso all’inizio della sua carriera medica quando gli è stato proposto di occuparsi di questo “reparto” dell’ospedale.
Andrea Valesini (giornalista de l’Eco di Bergamo) descrive molto bene in un recente articolo, sia i dati allarmanti della nostra situazione carceraria, sia i contenuti del libro che l’impegno del dott. BERTE’.
“Nei convegni sulla sicurezza capita spesso di ascoltare appelli per la certezza della
coordinatore Edoardo Gerbelli
pena. Giusto. Ma quel richiamo andrebbe completato con la richiesta dell’utilità, prevista dall’articolo 27 della Costituzione: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». I numeri certificano il fallimento di questo dovere per l’attuale sistema carcerario: il 70% di chi espia la pena in cella, tornato in libertà, ricompie reati; la percentuale della recidiva cala al 20% per chi beneficia invece di pene alternative alla detenzione.
Questi dati sono ignoti (o censurati...) al dibattito mediatico sul tema. Vengono ribaditi nel libro da poco pubblicato «I passi perduti» (Edizioni Cairo, 140 pagine, 12 euro) scritto da Franco Bertè. Crotonese di nascita ma bergamasco d’adozione, laureato in Medicina e chirurgia, è dirigente sanitario della Casa circondariale di via Gleno. Il libro è stato presentato giovedì alla nostra conviviale. La Medicina penitenziaria del nostro carcere (540 detenuti, dieci medici di guardia presenti nell’arco delle 24 ore e 15 infermiere) del quale Bertè è responsabile è infatti il 52° reparto dell’Ospedale Sant Giovanni XXIII Papa di Bergamo. Tra le finalità dichiarate del libro c’è poi quella di rivalutare la professione medica, per la quale l’autore de «I passi perduti» prevederebbe «uno stage di almeno un anno in una struttura carceraria»: lì infatti il medico è chiamato a curare tutte le patologie dei detenuti (salvo ovviamente i casi per i quali è necessario ricorrere a strutture sanitarie specialistiche esterne) e le «malattie dell’anima» generate dalla segregazione. Il paziente viene cioè preso in carico nella sua totalità. Il libro ci accompagna nell’incontro con queste persone, che si rivolgono a Bertè nell’ambulatorio di via Gleno. Le visite e la prescrizione di farmaci sono l’ambito nel quale approfondire la conoscenza di vite storte per carenza di affetti e per genitori assenti, per incroci sbagliati e sfortunati.
Il medico Bertè non si accontenta mai delle evidenze e da buon chirurgo va nel
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