Page 2 - BOLLETTINO DEL ROTARY CLUB BERGAMO SUD
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5 luglio 2018
anno rotariano 2019-2020
“Don pasta”
La “prima” di Maria Grazia. Il vostro “bollettinaro per l’occasione” non sa ancora se il presidente è rimasta contenta o meno. Non si è trattato infatti di una serata canonica nel corso della quale un relatore + o – formale (ma mai - - - - di questa serata) saluta si presenta e racconta qualcosa di noto o di meno noto ma sempre di interessante. No cari amici, questa sera dovevamo ascoltare un tizio che si fa chiamare “Don pasta” che si presenta con un curriculum di economista di tutto rispetto ma che poi, scava scava si scopre di essere esperto e appassionato di musica e di cucina.
In verità, però lui è davvero un economista ed un ricercatore e la sua vita professionale è il precipitato di una lunga esperienza, iniziata da bambino, in Salento, a contatto con la cucina familiare e popolare, e poi maturata in Francia in un locale etnico di Parigi, dove De Michele si era trasferito per completare gli studi universitari in economia. In un locale di Montmartre gestito dalla comunità senegalese, Daniele ha cominciato facendo semplicemente il dj. E durante una delle tante serate gli venne l’idea di cucinare suonando (in genere jazz e soul). Per cui gli avventori senegalesi gli affibbiarono il nome Don Pasta. Da questo sono nati spettacoli, libri e da ultimo un documentario “i Villani” (presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2018) in cui, attraverso quattro storie, parla di agricoltura, pesca, allevamento, della trasformazione delle materie prime e della cucina familiare. Quattro racconti costruiti attorno al rispetto delle regole secolari dell’ambiente ma........ illegali per la visione dominante e la legislazione moderna. Considerato dal New York Times come “uno dei più inventivi attivisti del cibo”, Don Pasta non è esattamente una persona “ordinaria” ma come tutti noi abbiamo potuto constatare, in realtà, si occupa e racconta cose che erano ordinarie, normali, sino a pochi anni fa ma che adesso sono considerate “fuori dalla norma”, addirittura “rivoluzionarie.
E quali sarebbero queste cose di cui ci ha parlato Don Pasta? L’economia domestica e la consapevolezza.
La cucina italiana è costruita sull’economia domestica, in modo letteralmente coercitivo. Quello c’era e quello ti mangiavi. Fortuna vuole che il popolo (e non solo quello italiano) è
Rotary Club Bergamo Sud Bollettino n. 764 (01) responsabile Roberta CALDARA
    storicamente dotato di grande fantasia, così quel poco che aveva se lo cucinava con mille varianti. La cucina autarchica si basava su una filiera familiare che partiva dall’orto, per passare agli animali da cortile, per arrivare alla cucina quotidiana e alle conserve. Nulla si gettava e tutto si trasformava. La violenza con cui si è passati da questo tipo di economia alle conserve congelate ha lasciato danni devastanti. La “riduzione di zenzero” propalata da alcuni chef super stellati è l’incubo più ricorrente di Don Pasta che riesce a sconfiggerlo solo pensando alle melanzane fritte per la parmigiana.......
La consapevolezza, invece, è la risposta a questa epoca, dove in tanti (anche se ancora pochi in percentuale) si assumono la responsabilità di acquistare sapendo l’impatto sull’ambiente e sul lavoro che ogni scelta determina.
Da ultimo, anche nella nostra serata Don Pasta ha unito cucina e musica secondo questo filo logico “La cucina l’ho sempre pensata (perché appresa) come dono, come fatto liturgico e comunitario. Mai avrei pensato che in una cucina quotidiana ci fosse spazio per un onanismo tecnico, una ostentazione del saper fare. Le nonne erano talmente indaffarate a fare tanto, il più possibile, figurati se pensavano a sfoggiare. La perizia tecnica era un fatto istintivo, appreso da piccoli nell’osservazione. I miei spettacoli sono punk quanto una nonna che guarda con disgusto un pisello surgelato. Riportano dunque lo spettatore agli elementi primari del cibo, il nutrimento per sfamarsi e il nutrimento rituale.”
E rituale per Don Pasta è anche la musica e la sua cultira e per questo motivo non ha fatto nessuna fatica, anzi gli è venuto spontaneo pensare , per citare alcuni accoppiamenti , alla parmigiana di melanzane e “A love supreme” di Coltrane; al polpo in pignatta e “London calling” dei Clash; alla trippa alla romana e Rolling Stones; al cous cous di pesce alla trapanese e Primal Scream; alla polenta di farina di castagne e stufato di maiale e a Nick Cave con Murder Ballads.
Detto ciò ritorno all’inizio: sarà stata contenta il nostro Presidente.
Io mi auguro di si, in quanto Don Pasta è anche mio cugino e garantisco che tutto quello che ha raccontato dei riti e delle tradizioni delle “nonne” è tutto vero.
Chiedo scusa a Roberta. La nostra ver responsabile del Bollettino per questa incursione e prometto che non accadrà più.
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